mercoledì 23 settembre 2009

Working Dog: Cinotecnia e Lessico

Mi è giunta qualche perplessità sul discorso inerente all'Akita come Working dog nell'ultimo articolo apparso su "i Nostri Cani" a mia firma.
Alcune anche sarcastiche o ipersicure, per non dire spavalde.
Vabbhè ci vuole molta pazienza!

Cominciamo col puntualizzare che ogni cane atto ad una funzione specifica è un cane da lavoro o per meglio usare la terminologia tradizonale in cinotecnia "working". Un cane da caccia è un cane da lavoro, un cane da traino è un cane da lavoro, un cane da custodia del bestiame è un cane da lavoro ecc.
Quindi in cinognostica (e in zootecnia in generale) per animale da lavoro si intende un animale che trova la propria "esistenza zootecnia" prettamente legata ad una selezione indirizzata ad una o più funzioni affini.
Il cane da caccia per esempio può fermare e riportare e in tal senso c'è una selezione ad una funzione primaria(ferma) e una secondaria affine(riporto).

Se una deterimanata razza svolge una funzione specializzata si tenderà a definirla: razza da conduzione, razza da ferma , razza da traino ecc. nell'accezione comune.
Le tassonomie tendono a ripercorrere questi parametri di specificità nel raggruppare le razze. Nella tassonomia Europea ripercorre una prevalenza di comunanza morfologica come parametro primario, mentre nella tassonomia più antica (e tradizionale) di matrice Anglosassone è la funzione ad essere il parametro cardine.

Bisogna rammentare che le razze occidentali e quelle più moderne hanno alto grado di specificità , in opposizione a quelle di tipo ancestrale.

E' pur vero che lo shiba (come tutte le altre native) difficilmente potrebbe rientrare in accezioni così specifiche occidentali, poichè non è cane da caccia specializzato: è un cane da traccia/seguita sia per selvaggina da pelo che a penna, svolgendo sin'anc funzioni di caccia in tana, cosa inusuale nele razze di selezione occidentale e più moderne.
Per tanto può definirsi semplicemente "ausiliare da caccia" , ovvero cane da caccia generico.
La tassonomia con parametri nostrani diventa di difficile applicazione sulle native proprio per la mancanza di specificità nella funzione di ausiliare. Nella prima tassonomia si scelse il gruppo 6 (per tutte le razze native) attribuendo la funzione da seguita come funzione prevalente.

Lo shikoku e il Kyushu sono più specializzati dello shiba in quanto sono cani da seguita per gli ungulati.

L'akita, come è noto, è stato impiegato come ausiliario da caccia( di cui il modello matagi è stato scelto come indirizzo selettivo primario in quest'ultima epoca), ma è anche un cane da guardia molto stimato, è stato un cane da combattimento, e fonti poco attendibili ne riportano addirittura un'attitudine alla soma.

In ogni caso l'akita ha avuto e ha molteplici impieghi a differenza delle altre razze native nipponiche, rimaste più incaridinate nella dimensione caccia.
Per questo se lo shiba è un ausiliare da caccia generico e si può definire "hunting dog", l'akita ha una funzionalità ancora più ampia in quanto l'utilizzo ha spaziato e spazia dalla caccia alla guardiania, pertanto rietra nell'accezione più vasta di "working".

Questo per rilevare quanto in realtà la selezione dell'akita e la storia moderna dell'akita sia la più complessa fra le native e certo anche la più dinamica nelle scelte selettive.

D'altra parte l'akita è la razza più poliedrica e duttile, e non si può pensare vista la storia nipponica e le esigenze ambientali di un territorio così ristretto, che possano trovare spazio una variabilità ampia di razze di cani con funzione iperspecializzate come nelle razze occidentali.

Qualcuno doveva pur fare tutto quello che le altre razze native non erano in grado di fare: per questo c'era il grande akita!